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Fanghi di depurazione: tra gestione e opportunità

In un contesto in cui la gestione dei fanghi di depurazione è sempre più centrale nel dibattito ambientale, tra sostenibilità e nuove normative, abbiamo intervistato Pier Paolo Piccari, Responsabile Valorizzazione Materiali Biodegradabili di Herambiente SpA. Con la sua esperienza nel settore, Piccari ci ha aiutato a fare il punto sulla situazione attuale in Italia, sulle sfide e sulle prospettive future, sottolineando l’importanza di una gestione efficace e di un quadro normativo aggiornato.

Tipologie di fanghi e utilizzo in agricoltura

Parlando di fanghi di depurazione dobbiamo fare la prima distinzione tra fanghi di depurazione urbana, fanghi agro-industriali e fanghi industriali.

Spesso se ne parla senza fare una indispensabile distinzione, che è invece fondamentale perché, al di là dei meri aspetti quantitativi, è strettamente collegata agli aspetti qualitativi. Sgombriamo subito il campo con i fanghi industriali: derivano da processi produttivi e hanno caratteristiche chimiche tali da essere gestiti e trattati separatamente con impianti dedicati e non confluiscono tra i fanghi urbani e agroindustriali.

I fanghi agroalimentari hanno origine dalla lavorazione dei prodotti agricoli e sono significativamente liberi, all’opposto dei fanghi industriali, da una serie di rischi per la presenza di inquinanti organici ed inorganici.

I fanghi di depurazione urbana e i fanghi agroalimentari hanno un’origine diversa e conseguentemente caratteristiche chimiche molto diverse. Solo questi possono essere utilizzati in agricoltura, sia direttamente come rifiuti, così come sono prodotti dagli impianti, o indirettamente dopo essere stati trasformati in fertilizzanti attraverso processi di trattamento specifici, ma solo dopo aver attraversato comunque una serie di controlli analitici previsti dalle normative nazionali e regionali.

Nel contesto attuale, sono le diverse normative regionali ad avere un livello di dettaglio molto approfondito: sono integrative della normativa nazionale e le più rigorose nel panorama europeo.

Lo stato dei fanghi di depurazione urbana in Italia

Un eccellente lavoro svolto da Utilitalia sui fanghi di depurazione urbana (“Indagine Utilitalia sui fanghi urbani prodotti in Italia nel 2023”) presentato il 26 settembre 2024 in occasione del Festival dell’Acqua svoltosi a Firenze, documenta in dettaglio la qualità dei fanghi in Italia su un campione pari all’86% degli abitanti serviti, che corrisponde a circa 38 milioni di Abitanti Equivalenti.

I parametri analizzati sono chimici (inorganici ed organici) e microbiologici. Nel campione esaminato nello studio Utilitalia, solo l’1% delle omologhe sono risultate fuori specifica (per “omologa”, si intende la procedura che verifica per ciascun fango prodotto il rispetto dei limiti di legge e/o i vincoli autorizzativi previsti per la destinazione finale del fango in questione).

La percentuale testimonia l’elevata qualità dei fanghi di depurazione urbana prodotti in Italia. I dati rilevati confermano lo studio già effettuato nel 2017-2018. Altro aspetto, altrettanto importante, è che i dati utilizzati nello studio vengono sistematicamente rilevati dalle imprese del settore idrico, sotto il controllo degli organi di vigilanza per obbligo di legge, a cui si aggiungono tutti i controlli tecnici puntuali funzionali ai processi di trattamento.

Il monitoraggio della qualità e della quantità dei fanghi prodotti è continuo, per cui il sistema è in grado di monitorare costantemente la qualità dei fanghi prodotti e destinarli in modo appropriato a recupero o a smaltimento. Il controllo è significativo, ma la qualità dei fanghi è anche conseguenza degli scarichi ammessi in pubblica fognatura. Ogni scarico in fognatura deve essere autorizzato e deve rispondere ai limiti di legge e al carico depurativo sostenibile dall’impianto di depurazione. Non è difficile comprendere come la gestione di queste fasi a monte (scarichi in fognatura) e a valle (fanghi e acque) della depurazione consenta di avere fanghi e acque di qualità, o comunque di individuare tutte le eventuali anomalie della loro composizione chimica.

Sicurezza e controllo nella gestione dei fanghi di depurazione

I fanghi di depurazione urbana rappresentano una fonte di sostanza organica ed elementi nutritivi che devono essere recuperati. Tuttavia, spesso si discute dei potenziali rischi per la salute e per l’ambiente legati al loro utilizzo. Grazie a un sistema di governo e gestione strutturato, è possibile operare in sicurezza, senza però ignorare eventuali criticità nuove o emergenti.

La rete di controlli prevista dalla normativa vigente consente di individuare la presenza di elementi e composti critici, garantendo che non vi siano rischi per la salute e l’ambiente. La questione degli inquinanti emergenti richiede un approccio metodologico rigoroso: è fondamentale stabilirne la tipologia, disporre di metodi analitici adeguati per verificarne la presenza, la concentrazione e gli effetti. Il principio di precauzione, se non supportato da evidenze scientifiche, non può essere applicato in modo indiscriminato.

Un monitoraggio strutturato permette di affrontare queste problematiche con efficacia. L’attuale quadro di gestione consente già di operare in tal senso, e il tema è stato affrontato in diverse sedi. Inoltre, l’imminente aggiornamento della normativa nazionale sui fanghi, annunciato dal Ministero dell’Ambiente durante il Festival dell’Acqua a Firenze, rappresenta un’occasione per migliorare ulteriormente il sistema di controllo e gestione. Il testo normativo, elaborato alcuni anni fa e già approvato dalla Conferenza Stato-Regioni, non ha potuto completare il suo iter a causa della crisi del Governo Renzi. Tuttavia, esso rimane attuale e costituisce una base solida per l’adozione di un quadro normativo aggiornato e omogeneo a livello nazionale.

Verso una normativa uniforme e sostenibile

Attualmente, le normative regionali hanno colmato le carenze della normativa nazionale, ormai datata, creando però significative differenze tra le varie aree del Paese. Nonostante la condivisione di principi ispiratori, la frammentazione normativa ha portato a disomogeneità nell’applicazione delle regole. Già in passato, sono stati compiuti passi avanti per migliorare la qualità, la sicurezza sanitaria e ambientale, e il raccordo tra la normativa sui rifiuti e quella sui fertilizzanti.

Uno degli aspetti più rilevanti del testo normativo in attesa di approvazione riguarda l’obbligo di eseguire analisi degli inquinanti emergenti su tutto il territorio nazionale. Questo controllo sarebbe svolto secondo le indicazioni degli organi nazionali per la protezione sanitaria e ambientale, utilizzando metodi analitici ufficiali. L’obiettivo è stabilire la presenza, la concentrazione, la diffusione e gli effetti di tali sostanze prima di includerle obbligatoriamente nel profilo analitico.

L’incertezza normativa rappresenta una delle principali difficoltà per gli operatori del settore. L’assenza di una regolamentazione nazionale aggiornata e l’attuale frammentazione regionale generano effetti negativi, tra cui la circolazione dei rifiuti in contrasto con il principio di prossimità e la concentrazione di attività in alcune aree, con conseguenti proteste e tensioni.

È prioritario definire un quadro normativo stabile nel tempo, che permetta di effettuare investimenti sicuri e omogenei, garantendo equità tra le diverse aree del Paese. L’obiettivo deve essere quello di assicurare un impatto sostenibile, favorendo il recupero di risorse fondamentali per la fertilità dei suoli e il miglioramento delle produzioni agricole.

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