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5 Dicembre 2025AGROECOLOGIA

Drosophila suzukii: un minuscolo nemico per fragole, ciliegie e piccoli frutti

Drosophila suzukii è una piccola mosca lunga appena 2–3 millimetri che può mandare in crisi interi impianti di ciliegie e piccoli frutti. Ha corpo giallo-marrone, occhi rossi e ali chiare; i maschi si riconoscono per una macchia scura vicino all’apice di ogni ala, mentre le femmine ne sono prive.

La “chiave del problema” è il loro ovopositore: nelle femmine è lungo, robusto e seghettato, abbastanza forte da incidere la buccia di frutti sani, ancora in maturazione. Così l’insetto non aspetta che la bacca cada a terra o inizi a marcire, ma depone le uova direttamente in frutti commercialmente perfetti.

Le uova si schiudono in circa un giorno e le larve cominciano a nutrirsi della polpa, scavando piccoli tunnel che rendono il frutto molle, collassato e invendibile. L’impupamento può avvenire nel frutto o nel terreno e, con temperature favorevoli, il ciclo completo da uovo ad adulto si chiude in 8–14 giorni, permettendo più di 10 generazioni all’anno.

In Italia Drosophila suzukii è ormai presente su tante colture: fragole, ciliegie, lamponi, mirtilli, more, susine e anche uva, oltre che su specie spontanee come rovi e sambuco, che funzionano da serbatoio naturale e complicano la gestione.

I danni in campo

Il danno inizia spesso in modo invisibile: la puntura di ovideposizione lascia una micro-ferita sulla buccia, attraverso cui possono entrare funghi, batteri e altri insetti. Nel frattempo, all’interno del frutto, le larve si alimentano della polpa e ne distruggono la consistenza. Il risultato sono bacche molli, che crollano e si deteriorano molto rapidamente.

Per chi produce piccoli frutti, basta una percentuale relativamente bassa di frutti danneggiati per compromettere l’intera partita: il prodotto non rientra più negli standard richiesti dalla distribuzione e aumentano costi di selezione e scarto. In alcune aree ad alta vocazione frutticola si sono registrate perdite importanti proprio su fragola, ciliegia e frutti di bosco.

Il ricorso ai soli insetticidi mostra diversi limiti:

  • in prossimità della raccolta i tempi di carenza riducono le possibilità di trattamento;

  • trattamenti ripetuti hanno un impatto ambientale elevato su colture a forte valenza paesaggistica e turistica;

  • molti prodotti non sono utilizzabili in biologico o nei disciplinari più restrittivi;

  • è difficile “tenere il passo” con un insetto che si riproduce così velocemente e si sposta tra colture e vegetazione spontanea.

Per questo oggi si parla sempre più di difesa integrata, dove monitoraggi, pratiche agronomiche, trappolaggi, metodi biologici e tecniche innovative vengono combinati per abbassare la pressione del parassita nel lungo periodo.

Maschi sterili: una nuova alleata contro Drosophila suzukii

Fra le strategie più promettenti c’è la Sterile Insect Technique (SIT), già conosciuta per il controllo di altri insetti dannosi. Il principio è semplice: si producono in massa maschi della specie bersaglio, li si rende sterili tramite irradiazione e li si rilascia in campo in grandi quantità.

Quando i maschi sterili si accoppiano con le femmine selvatiche, le uova non danno origine a nuove larve. Nel tempo, se i rilasci sono ben programmati, il numero di Drosophila suzukii in un’area può ridursi drasticamente. In prove di campo su fragola in tunnel aperti, rilasci bisettimanali di maschi sterilizzati per tutta la stagione hanno portato a una riduzione fino al 91% delle femmine selvatiche rispetto ai campi non trattati.

Qui entra in gioco il Centro Agricoltura Ambiente “Giorgio Nicoli” (CAA “G. Nicoli”), che da anni applica la SIT alle zanzare, gestendo allevamenti massali, sterilizzazione e piani di rilascio sul territorio. Questo know-how può essere trasferito alla gestione di Drosophila suzukii, rispondendo alla richiesta crescente di metodi di difesa a basso impatto da parte di agricoltori e istituzioni, come la Regione Emilia-Romagna.

La prospettiva è quella di inserire i maschi sterili di Drosophila suzukii dentro un pacchetto di misure integrate: meno insetticidi, più selettività, maggiore tutela delle produzioni e un contributo concreto alla sostenibilità della filiera dei piccoli frutti. Un insetto di pochi millimetri diventa così il banco di prova per dimostrare che è possibile proteggere le colture unendo innovazione tecnologica e rispetto per l’ambiente.

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