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Food and Wine in ancient Verona: uno studio multidisciplinare basato sull’archeobotanica

In Veronensium mensa – Food and Wine in ancient Verona” è un progetto di ricerca scientifica di eccellenza finanziato da Fondazione Cariverona e realizzato dal Dipartimento Culture e Civiltà dell’Università di Verona.

L’iniziativa ha coinvolto archeologi, storici, medievisti e biotecnologi ed è stata caratterizzata da un approccio interdisciplinare molto innovativo. Dopo la presentazione dei primi dati – raccolti in una giornata di studio organizzata con l’Accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere di Verona – i presenti hanno infatti sperimentato un pranzo a tema, per il quale sono state preparate pietanze di età romana con la supervisione scientifica degli esperti del Centro Agricoltura Ambiente.

Il progetto ha fornito insights sui reperti archeologici, botanici, zoologici e antropologici provenienti da scavi nel territorio veronese, evidenziando l’approccio interdisciplinare e le analisi applicate.

In questo contesto, il Laboratorio di Archeobotanica del CAA ha presentato un lavoro dal titolo “I prodotti dei campi e degli orti sulle mense di età romana” con l’obiettivo di illustrare le diverse analisi archeobotaniche effettuate in siti archeologici della provincia veronese cronologicamente databili dalla preistoria ai giorni nostri.

Food and Wine in ancient Verona: l’utilizzo delle risorse nell’alimentazione veronese

Gli studi archeobotanici effettuati nel Veronese hanno rivelato l’importanza dell’utilizzo delle risorse vegetali nell’alimentazione, concentrandosi sulla trasformazione dei prodotti agricoli e sul loro ruolo nella dieta quotidiana.

Dall’età del Bronzo al Medioevo, cereali e legumi sono stati infatti alla base dell’alimentazione, come testimoniano i reperti carpologici rinvenuti in siti come Negrar e Illasi. La forte e costante presenza di Cicorioidee, Poacee, Fabacee e Lamiacee ha poi confermato l’esistenza di aree dedicate al pascolo, fondamentali per la produzione di carne, latte e lana.

Anche i boschi hanno rappresentato un’importante risorsa vitale, fornendo legname per l’edilizia, la falegnameria e il combustibile. A questo proposito, le analisi indicano la predominanza di querce, carpini, frassini e olmi, evidenziando l’importanza di specie come la quercia e l’olmo per la costruzione e il riscaldamento.

L’analisi dei reperti ha infine rivelato una dieta variegata, basata su cereali e legumi. I cereali, tra cui grano, orzo, farro e segale, erano utilizzati per zuppe, farine e bevande come la birra. I legumi, come fave, lenticchie e cicerchie, integravano l’alimentazione con il loro alto contenuto proteico, coltivati sia in piccoli orti che in campi aperti.

La dieta veniva poi arricchita da frutta fresca e secca, inclusi alberi da frutto come noce, nocciolo e pruno. La presenza costante di vinaccioli e altri resti correlati alla vite suggerisce una coltivazione diffusa della vite nel Veronese, utilizzata sia come frutta sia per la produzione di bevande fermentate.

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