Parchi archeologici: la storia di Vulci e il contributo del Centro Agricoltura Ambiente
I parchi archeologici rappresentano un patrimonio inestimabile che unisce la ricchezza storica e culturale del passato con le opportunità di sviluppo e valorizzazione del presente.
L’importanza di queste aree non risiede solo nella conservazione dei reperti antichi, ma anche nella capacità di trasformarsi in poli attrattivi per il turismo e la ricerca scientifica.
Tra i più interessanti non possiamo non soffermarci sul parco archeologico di Vulci, situato nel comune di Montalto di Castro, in provincia di Viterbo, un sito di straordinaria importanza storica e un’area di grande bellezza naturale.
Ne parliamo in questo articolo.
L’importanza archeobotanica del parco di Vulci
Tra i parchi archeologici più rinomati d’Italia, il Parco Archeologico di Vulci si distingue per la sua ricchezza storica e culturale.
Vulci, fondata nel IX secolo a.C., è una delle principali città etrusche e grazie alla sua posizione strategica lungo il fiume Fiora, divenne ben presto un vivace sito commerciale e culturale nell’antica Etruria.
Il Parco si estende su un’ampia area visitabile, con antiche testimonianze abitative e affascinanti necropoli, il ponte dell’Abbadia e un castello medievale che ospita il Museo Archeologico Nazionale di Vulci.
All’interno del parco è presente la famosissima Tomba François, conosciuta per i suoi affreschi che rappresentano scene di vita quotidiana e rituali funerari degli antichi etruschi.
L’importanza del parco tuttavia non si limita alle sue bellezze naturalistiche: Vulci è a tutti gli effetti un laboratorio vivente per l’archeobotanica, la disciplina che studia le interazioni tra le piante e le antiche civiltà, fornendo importanti insights sulla vita quotidiana e le pratiche agricole dei popoli interessati.
La ricca biodiversità vegetale dell’area offre agli archeobotanici un tesoro di informazioni, permettendo loro di ricostruire l’ambiente naturale e le tecniche agricole dell’antica città estrusca.
Il ruolo del Centro Agricoltura ambiente nello studio dei parchi archeologici
Il Centro Agricoltura Ambiente ha condotto una serie di ricerche in diverse necropoli del Parco Archeologico di Vulci, con l’obiettivo di sviluppare metodologie innovative per la valorizzazione del sito.
Attraverso l’analisi dei macroresti vegetali e dei pollini, raccolti durante gli scavi e studiati presso il Laboratorio di Palinologia e Archeobotanica del Centro Agricoltura Ambiente “G. Nicoli”, è stato possibile ricostruire dettagliatamente il paesaggio vegetale delle epoche passate e alcuni aspetti collegati ai rituali funebri.
Le indagini hanno rivelato una variegata presenza di piante, tra cui querce sempreverdi utilizzate nei riti di cremazione, indicando un legame simbolico con questa specie locale.
Durante il periodo di frequentazione della necropoli (VII-III secolo a.C.), il paesaggio circostante era caratterizzato da aree aperte, modestamente boschive e con significative zone umide documentate da diverse piante. Tuttavia, nel corso della fase di abbandono successiva al III secolo a.C., si è verificata una trasformazione significativa: un’importante diminuzione delle aree boschive a vantaggio di estese coltivazioni di cereali e pascoli.
Questi cambiamenti riflettono non solo le pratiche agricole dell’epoca, ma anche l’evoluzione dell’ambiente naturale influenzato dall’attività umana.
Le analisi hanno inoltre identificato granuli pollinici di piante come vite, fava e cereali, suggerendo l’uso di queste specie in offerte funebri. La presenza di fiori ornamentali durante i riti funerari, come narcisi e papaveri, aggiunge infine ulteriori dettagli sulla ritualità associata alla sepoltura.
Il Centro Agricoltura Ambiente ha poi lavorato a stretto contatto con le autorità locali e le comunità per sviluppare pratiche agricole sostenibili che possano essere integrate nella gestione del parco. Questo approccio interdisciplinare non solo aiuta a mantenere il paesaggio culturale, ma promuove anche la biodiversità e la sostenibilità ambientale.
Rimane comunque l’educazione delle comunità locali e dei visitatori a giocare un ruolo cruciale nel garantire che il parco sia protetto e valorizzato per le generazioni future.
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