Passato, presente e futuro: il ruolo dell’archeobotanica nell’alimentazione
Il corpo umano è ciò che ingerisce e assimila.
Nel corso dei secoli difatti, reperibilità e tipologia degli alimenti sono mutate, così come le condizioni di vita dell’uomo.
Ripercorrere lo storico della nostra alimentazione è perciò fondamentale per comprendere gli evidenti cambiamenti della salute umana.
In questo l’archeobotanica può essere un alleato tutt’altro che scontato.
Conoscere le piante del passato e il loro ruolo nell’alimentazione dei nostri antenati è infatti necessario per determinare i loro stili di vita e per studiarne i miglioramenti.
Archeobotanica: i reperti botanici rinvenuti nei siti archeologici
L’alimentazione è ciò che – da sempre – fornisce l’energia necessaria al nostro corpo per vivere, grazie a un intreccio di reazioni chimiche e risorse energetiche che portano con sé cambiamenti e trasformazioni.
Un contributo alla conoscenza dell’alimentazione delle epoche passate arriva dall’archeobotanica, disciplina scientifica che si occupa del riconoscimento di reperti botanici microscopici e macroscopici.
Granuli pollinici, spore fungine, semi, frutti, legni e carboni e tanti altri sporomorfi sono infatti inglobati nei sedimenti archeologici provenienti da siti e contesti di diversa cronologia.
Il Laboratorio di Palinologia e Archeobotanica esegue analisi archeobotaniche e paleobotaniche per individuare le piante maggiormente presenti in passato, scoprendone utilizzo e funzioni.
Determinare il rapporto uomo-ambiente è infatti fondamentale per osservare i movimenti di diffusione delle differenti specie vegetali susseguitesi nel corso del tempo.
“Commestibili”: la collezione dei reperti botanici di epoca romana
Al Musée de l’Homme di Parigi nel 2020 è stata esposta la collezione “Commestibili” appartenente al Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
La collezione – tra le più antiche e ricche al mondo – racchiude reperti botanici risalenti all’epoca romana.
Melograno, scalogno, olive intere e carrube sono i reperti più numerosi, suggerendo la preferenza dei Romani verso una dieta a base di vegetali.
Le classi meno agiate consumavano invece molti cereali, legumi e fichi. Carne e pesce erano riservate ai ceti più ricchi.
Quello appena descritto risulta essere un pattern alimentare molto comune nel Mediterraneo, a differenza di quello dei paesi nordici dove il consumo di carne era nettamente maggiore a causa delle caratteristiche climatiche e territoriali che ostacolavano la pratica dell’agricoltura.
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