Quante specie di zanzare esistono?
Gli entomologi catalogano le zanzare nella famiglia Culicidae in cui si riconoscono attualmente 3719 specie, un numero destinato a crescere in seguito alla “scoperta” di nuove specie, insediate in ambienti remoti.
La documentazione fossile, seppur scarsa, indica la loro comparsa sulla Terra nell’era Mesozoica, ossia tra 250 e 65 milioni di anni fa. Un tempo lungo, che ha consentito all’evoluzione di plasmare e differenziare tante specie.
Guardando all’Italia, troviamo 65 specie appartenenti a 7 generi: Anopheles, Coquillettidia, Aedes, Culex, Culiseta, Orthopodomyia e Uranotaenia. Tra queste sono incluse le cosiddette zanzare invasive, ossia le specie che grazie alla globalizzazione si sono insediate nel nostro Paese
Ogni specie ha le sue esigenze ecologiche
Il modo tradizionale con cui gli entomologi riconoscono le specie di zanzara allo stadio di adulto è basato sul colore e la disposizione delle scaglie sul corpo. Mentre le larve, che non hanno scaglie, si classificano per la forma del sifone respiratorio e delle antenne.
Più recentemente alla morfologia si è aggiunta la genetica che ha permesso di chiarire molti enigmi.
L’ecologia si occupa invece del rapporto che ogni specie intrattiene con l’ambiente. Scopriamo, allora, le esigenze di ogni specie.
Alcune legate a specifici ecosistemi naturali, altre a quelli urbani, e altre ancora a quelli rurali-agricoli. Tutte le specie di zanzara hanno bisogno di acqua per lo sviluppo delle larve, ma ogni specie vuole la sua: pozze temporanee nei boschi, acquitrini salmastri, piccole raccolte salatissime sugli scogli, cavità nei tronchi degli alberi, ascelle fogliari, fossi e canali, risaie, tombinatura stradale e la miriade di piccoli ristagni che abbondano nelle aree urbane.
Nelle regioni equatoriali le zanzare si riproducono senza interruzioni per tutto l’anno, mentre nei climi temperati c’è una pausa invernale, durante la quale sembrano sparire. In realtà resistono al freddo o come uova dormienti distribuite a milioni in luoghi idonei o come femmine fecondate protette in ripari di fortuna.
Quando si tratta di trovare l’ospite su cui compiere il “pasto di sangue”, la femmina può avere gusti esigenti oppure adattarsi alla bisogna. Così esistono specie mammofile o più spiccatamente antropofile; altre ornitofile e altre ancora batracofile.
L’etologia della femmina alla ricerca dell’ospite da pungere distingue specie diurne, crepuscolari, e crepuscolari-notturne.
Quali sono le due specie di zanzara più diffuse nei nostri ambienti cittadini?
A questo punto come possiamo catalogare le due specie più diffuse nei nostri ambienti cittadini, ovvero la Zanzara Comune (Culex pipiens) e la Zanzara Tigre (Aedes albopictus)?
Cx. pipiens è una zanzara ubiquitaria, che si trova sia in ambiente naturale che urbano, perfettamente adattata anche alle acque inquinate di sostanza organica, in ristagni di volume ridotto o molto ampi. È sia mammofila che ornitofila, con attività della femmina tipicamente crepuscolare e notturna, vettore del virus West Nile.
Ae. albopictus, specie invasiva originaria del Sud-Est asiatico arrivata in Italia agli inizi degli anni ’90 del secolo scorso, è invece adattata a svilupparsi solo in piccoli ristagni che da noi si trovano maggiormente negli ambienti urbani. Ben conosciamo l’attività diurna e la spiccata antropofilia delle sue femmine riconosciute come vettori dei virus tropicali delle febbri Dengue, Chikungunya e Zika.
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