Lotta biologica alla Piralide del mais con l’impiego di droni
La Piralide del mais è un insetto che appartiene alla famiglia Crambidae ed è considerato uno dei maggiori litofagi del mais.
Questo particolare lepidottero è molto diffuso nelle regioni settentrionali e centrali della nostra penisola ed è uno dei principali nemici di mais, luppolo e canapa.
I danni da esso causati determinano perdite produttive consistenti. Per questo motivo sono necessari interventi mirati al suo controllo: quello che coinvolge l’impiego di droni è uno dei più vantaggiosi.
I danni causati dalla Piralide del mais
La Piralide del mais produce danni quantitativi e qualitativi da non sottovalutare.
I suoi attacchi aumentano notevolmente il contenuto di specifici componenti tossici nel mais, danneggiando la pianta e favorendone la contaminazione da parte di funghi patogeni.
Oltre determinati limiti imposti dalla legge, la presenza di micotossine obbliga inoltre alla distruzione del prodotto, causando perdite economiche notevoli.
La Piralide del mais ha però un antagonista naturale altrettanto temibile: il Trichogramma brassicae, un noto parassitoide di uova di lepidotteri.
Le femmine adulte del Trichogramma depongono le loro uova all’interno di quelle della Piralide, provocandone la morte.
La lotta biologica alla Piralide del mais è possibile proprio grazie a questo imenottero, distribuito sulla coltivazione tramite droni appositamente configurati.
L’evoluzione della lotta biologica alla Piralide del mais
La ricerca ha confermato l’efficacia della lotta biologica contro la Piralide del mais, tramite l’utilizzo del Trichogramma brassicae.
Il suo impiego però è stato – per diverso tempo – limitato dalla difficoltà del suo utilizzo. Inizialmente, i trattamenti insetticidi sembravano infatti molto più semplici e immediati di quelli correlati alla lotta biologica.
La svolta definitiva è avvenuta all’inizio del secolo scorso, quando le uova di Trichogramma brassicae hanno iniziato a essere distribuite tramite mezzi aerei.
In Europa la lotta biologica alla Piralide del mais ha da subito dato grandi risultati. Le capsule liberate – contenenti le uova del parassitoide – hanno infatti garantito un’efficacia capace di prolungarsi fino alle 2-3 settimane.
In Italia però, le ridotte dimensioni degli appezzamenti ne hanno originariamente danneggiato la diffusione e il conseguente utilizzo.
È stato l’avvento dei droni a permetterne la distribuzione adeguata anche nel nostro territorio.
L’impiego di droni nella lotta biologica
Con il tempo, la tecnologia con drone ha acquistato una credibilità sempre più elevata, confermandosi oggi come mezzo funzionale e conveniente per monitorare e combattere la Piralide del mais.
In un mondo sempre più attento a sostenibilità e rispetto dell’ambiente, l’utilizzo dei droni nella lotta biologica è assolutamente in linea con gli obiettivi odierni dell’ecologia.
L’impatto ambientale dei droni è infatti nullo, soprattutto considerando il loro funzionamento a corrente elettrica, tramite batterie.
Oltre alla componente ambientale, l’utilizzo dei droni conviene anche dal punto di vista economico e produttivo.
La lotta biologica alla Piralide del mais con droni non causa infatti alcuna perdita di produzione. Le piante del mais non vengono assolutamente danneggiate, al contrario di ciò che accade con l’impiego di trattamenti chimici.
Infine, la possibilità di procedere con i trattamenti anche nelle condizioni più sfavorevoli (precipitazioni, irrigazioni, terreni inaccessibili) rende l’impiego dei droni sempre più indispensabile nell’applicazione della lotta biologica.
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