Vite e vino nel mondo antico
Quello tra vite e vino è un rapporto che, con il passare del tempo, ha subito diverse trasformazioni ma che rappresenta tutt’ora un importante indicatore delle abitudini alimentari e culturali dell’essere umano.
La vite è infatti una pianta fortemente sensibile alle condizioni atmosferiche e climatiche, notoriamente influenzate dall’attività umana.
Particolarmente infastidita dall’eccessivo caldo e dalle imprevedibili gelate, la coltivazione della vite sta di conseguenza subendo trasformazioni sostanziose, dettate dal preoccupante cambiamento climatico al quale stiamo assistendo.
La coltivazione della vite
Grazie agli studi dell’archeobotanica e delle scienze affini, oggi sappiamo che la vite è apparsa sulla terra nella sua forma selvatica, oltre 60 milioni di anni fa.
Tuttavia, l’essere umano l’ha scoperta e coltivata molto tempo dopo, stabilendo con lei un rapporto indissolubile sia dal punto di vista culturale che economico.
Le prime testimonianze archeologiche riconducibili alla coltivazione della Vitis Vinifera sono state infatti rinvenute negli odierni territori della Georgia e della Cina, cronologicamente intorno al 7.000 a.c.
La vera produzione in serie di vino si è verificata tuttavia qualche millennio più tardi in Armenia, dove la coltivazione della vite ha finalmente iniziato a fruttare i primi prodotti vitivinicoli.
Da allora vite e vino sono simbolo di convivialità e condivisione, ricchezza e cultura.
Vite e vino: mitologia e cultura
Egitto, Mesopotamia, Grecia e Fenicia introdussero ben presto la coltivazione della vite all’interno della loro quotidianità, non solo come abitudine culinaria ma come sostanziale introito economico.
Grazie al consolidarsi delle reti commerciali del Mediterraneo, la coltivazione e il consumo di vite e vino si diffusero infatti per tutto il mondo Antico, variando in base alle condizioni climatiche del luogo.
Nella culla della civiltà, la mitologia greca associò al vino la figura di un Dio generoso e conviviale: Dioniso, Bacco per i latini. Tuttavia, il mito che i greci collegarono all’inebriante succo d’uva fu tutt’altro che propositivo.
Secondo la mitologia infatti, Dioniso donò una vite a un nobile cittadino di Icaria che la coltivò, traendone grossi benefici.
Il nobile, convinto di aver prodotto un ottimo vino, lo condivise con alcuni pastori che incontrò sul suo cammino, i quali rimasero totalmente ammaliati.
Ciononostante, estranei ai suoi effetti inebrianti e convinti di essere stati avvelenati, i pastori si vendicarono uccidendo il loro benefattore.
La vite nel Mondo Italico
I dati archeobotanici rinvenuti testimoniamo la conoscenza della vite da parte delle popolazioni indigene italiane, prima della colonizzazione greca, intorno al X secolo a.c.
Gli Etruschi ad esempio erano soliti coltivare la vite ed esportare il vino verso la Gallia e la Catalogna, come suggeriscono le anfore ritrovate nei siti archeologici di riferimento.
Caso del tutto particolare e privo di qualsiasi tipo di contaminazione culturale, potrebbe essere invece quello che coinvolge la splendida isola della Sardegna.
I ricercatori hanno infatti ritrovato semi di vite di epoca Nuragica risalenti a molto tempo prima rispetto alle esportazioni precedentemente citate. La coltivazione della vite sarda potrebbe quindi essere completamente autoctona e non di importazione.
fonte: La storia viva
Seguici sui social