Fanghi di depurazione: prosegue il percorso autorizzativo dell’impianto di Portomaggiore
Prosegue l’iter autorizzativo avviato dal Centro Agricoltura Ambiente “Giorgio Nicoli” per la realizzazione, nel Comune di Portomaggiore, di un impianto di fanghi di depurazione da trasformare in fertilizzanti utili all’agricoltura.
Le ricerche effettuate dagli esperti del CAA hanno individuato nel Correttivo Calcico Magnesiaco il fertilizzante organico alternativo al letame – sempre meno disponibile – che ha la proprietà di migliorare le caratteristiche agronomiche dei terreni.
Questo è composto da acido solforico, carbonato di calcio, calce viva, acqua ossigenata e Zeolite: l’acqua ossigenata per sanificare; le Zeoliti per eliminare il cattivo odore.
L’impianto di produzione tratterà principalmente fanghi biologici provenienti da depuratori di acque reflue urbane e fanghi biologici provenienti da depuratori asserviti a industrie agroalimentari.
Potrà lavorare circa 60.000 tonnellate di fanghi all’anno, con una produzione di fertilizzante organico pari a 78.000 tonnellate annue.
Fanghi di depurazione: le parole del Presidente Ceccardi
“Autorevoli studi scientifici hanno dimostrato che i fanghi di depurazione sono una risorsa fondamentale per il mantenimento e il miglioramento della fertilità dei suoli, come è stato anche recentemente osservato durante il convegno tenutosi il 20 giugno «Chiudere il cerchio – Riuso dei biosolidi su suoli agricoli» ha commentato Paolo Ceccardi, Presidente del Centro Agricoltura Ambiente.
“In questa occasione, la comunità scientifica ha discusso dei benefici e delle opportunità del recupero di materiali, che, efficacemente trattati, possono diventare ottimi modelli di economia circolare. Non vi è, infatti, alcuna evidenza scientifica che dimostri che il fango da depurazione non sia un prodotto sicuro. La normativa considera questo materiale un rifiuto speciale non pericoloso, di qualità e completamente verificato per poter essere impiegato su suolo agricolo” ha continuato il Presidente.
“Sotto il profilo ambientale, l’impianto mantiene tutti gli standard di sicurezza possibili. Ciò che ne esce non è più un rifiuto, ma è un prodotto classificato come fertilizzante, un vero e proprio concime, che è l’obiettivo del nostro progetto. Tale fertilizzante potrà sostituire i concimi di sintesi determinando costi meno elevati per le aziende agricole. Noi faremo un prodotto che sarà alla portata di tutti gli agricoltori, e lo faremo svolgendo contestualmente un’azione di recupero e di riqualificazione di un’area extraurbana dall’interessante potenziale. Il nostro percorso procede nel pieno rispetto di tutte le norme previste dallo Stato italiano e dalla Regione Emilia-Romagna” – ha concluso il Presidente Ceccardi.
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